Prove per un teatro alla ricerca dei giovani e dello spirito di comunità.
Ognuno di noi ha un suo bagaglio di talenti e di capacità. Abbiamo sogni e desideri, valori e idee che ci contraddistinguono e ci rendono unici. Ciò appare più chiaro quando l'individuo va alla ricerca, nelle profondità della propria interiorità, di una vocazione, di uno scopo che possa rendere più bella e creativa la propria vita, più densa e più ricca di senso, in poche parole più degna di essere chiamata tale. All'inizio è quasi teatrale la lotta, per la ricerca di sé, tra l'identità e l'appartenenza. Così un bambino si allontana, curioso e affamato di libertà e identità, dalla vicinanza dei genitori, spesso quasi scappando. E dopo un po' ritorna, non convinto e forse anche spaventato dal potere della libertà, nella cerchia familiare dove la pigra cura dell' appartenenza ad un gruppo lo allieta e lo conforta. É un atteggiamento che prosegue a lungo, anche da adulti. E tanti si arrendono a questo altalenare, rintanandosi in una occupazione qualsiasi senza porre attenzione alla propria unicità. Tanto che in fin di vita si possono incontrare molti che ancora non hanno risolto la tragicomica contesa tra identità e appartenenza.
Chi sembra aver trovato ciò che lo contraddistingue dagli altri, la cosiddetta vocazione, barcamenandosi tra vari sacrifici e difficoltà, schivando il classico e avvilente commento del «ma chi te lo fa fare», è il direttore del Pagani teatro Festival, Alfonso Giannattasio.
La sua avventura nel mondo del teatro comincia con una rappresentazione sulla storia di S.Vito in una compagnia parrocchiale. E da allora varie collaborazioni lo vedono dividersi tra il palcoscenico e la scrittura teatrale. Partecipa con la compagnia “Le voci di dentro”, insieme al prof. Franco Pinto, ad una brillante commedia di Di Maio. E scrive diversi pezzi teatrali tra cui “Un avaro dei nostri giorni” e “Tutta colpa del direttore”. Tutto questo mentre, quasi per scommessa, mette su una sua compagnia amatoriale, che è di fondo una associazione culturale, con uno scopo preciso che lo anima da sempre: avvicinare i ragazzi al teatro. Ma non solo.
Il percorso di Giannattasio è arrivato all'ideazione del "Pagani Teatro Festival", una rassegna di teatro amatoriale a carattere Nazionale, il cui intento è quello di portare sempre più persone a teatro, e in particolare i giovani e chi non ha mai messo piede in un teatro (e credetemi ce ne sono). Questo spiega il costo basso degli abbonamenti. I ragazzi possono approfittare di uno sconto del 50% e quelli al di sotto dei 15 anni addirittura entrano gratis.
Il teatro dove lavora è l'Auditorium S. Alfonso Maria De' Liguori di Pagani. Ormai gli spettacoli della manifestazione sono quasi sempre sold out, e innumerevoli compagnie da tutte le regioni d'italia esprimono il desiderio di parteciparvi. Ci si augura che la rassegna possa trovare ancora più risalto e successo, data la modalità di fondo benefica e anche un appoggio convinto delle amministrazioni visto il decoro e i valori che apporta per la città e per il teatro.
Lo spirito di comunità è messo maggiormente in risalto attraverso il lavoro per i ragazzi. La compagnia “APS Amici a teatro” nasce nel 2016 e affonda le radici in uno spirito comunitario che si rifà allo spirito originario del teatro. Proprio per contribuire ad avvicinare i giovani al teatro, la compagnia fa comunità con altri laboratori di ragazzi e ha già portato in scena uno spettacolo inedito, “Prove in zona rossa - 'a Maronna cè pensa”, sempre scritto da Giannattasio, con un gruppo di ragazzi dai 10 ai 17 anni che ha avuto 18 repliche in diversi comuni delle provincia di Salerno, Napoli e Avellino. I ragazzi non sono dei professionisti, ma il loro padre e tutore pare aver trovato la maniera giusta, lavorando con i codici del gioco e della bellezza, per trasmettere la passione per un settore che offre notevoli benefici per la crescita dei ragazzi. Il divertimento che arriva da un genuino stare insieme e dalla costruzione anche complessa di una rappresentazione teatrale stimola un incremento di fiducia nelle proprie capacità e aumenta notevolmente l'autostima, oltre ad aiutare letteralmente nella costruzione di una persona. È bello qui ricordare che la parola persona dariva da un latino per niente lontano, quello del termine persōna,ae , che vuol dire maschera. Ma anche carattere, individualità, qualità e attore. Le tavole del palcoscenico diventano così la dimensione in cui il viaggio dell'anima dell'individuo può trovare allo stesso tempo la forza e la libertà dell'identità, e il cuore e l'abbraccio dell'appartenenza.
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